MORFOLOGIA TERRESTRE


Per poter comprendere come si verificano gli eventi sismici dobbiamo guardare più da vicino il nostro pianeta e in modo particolare l'evoluzione che ha avuto nell’arco di milioni di anni.

Il nostro pianeta ha la forma di una sfera appena schiacciata ai poli e leggermente rigonfiata all'Equatore. La terra risulta essere composta da diversi strati: il primo, il più superficiale, è detto crosta terrestre. Esiste la crosta continentale, costituita da silicati d’alluminio SIAL e la crosta oceanica formata da silicio e magnesio SIMA. Il SIMA, in continua evoluzione è stato generato dai movimenti vulcanici dello strato sottostante detto MANTELLO: è di spessore variabile e può raggiungere notevoli altezze, creando delle vere e proprie catene montuose sottomarine, così dette "dorsali oceaniche".

Dopo i 2900 Km di profondità, la densità delle rocce quasi raddoppia; è questa la parte più centrale della terra, lo strato è chiamato nucleo. Si distinguono Nucleo interno e Nucleo esterno. La parte più interna del Nucleo, ancora più densa, costituisce l'unica sorgente possibile del campo magnetico terrestre.

La crosta continentale

Nel 1915 lo scienziato tedesco Wegener, confrontando i margini dei continenti (in particolare quelli dell'America del Sud e dell'Africa) e alcune caratteristiche delle rocce e dei resti fossili trovati negli attuali continenti promulgò una teoria secondo la quale tutte le terre emerse, circa 225 milioni di anni fa, erano uniti in un solo grande continente chiamato Pangea, circondato da un oceano detto Panthalassa. Dopo 45 milioni d’anni fa ci fu una prima evoluzione: la Pangea si divise.

L'Eurasia andò alla deriva verso Nord, mentre il blocco Africa-America del Sud si staccò dal blocco Australia-Antartide così come l'India iniziò la sua deriva verso Nord. Settanta milioni d’anni fa, l'India già si dirigeva verso l'Asia. Oggi l'India ha completato la sua deriva e si è saldata con l'Asia, l'Australia si è staccata dall'Antartide e l'America del Nord si è separata dall'Eurasia.

I continenti non si sono certo stabilizzati e si può ipotizzare che nei prossimi 50 milioni d’anni l'Australia continuerà la sua deriva verso Nord, una parte dell'Africa si staccherà dal continente e la California dall'America del Nord. Il mar Mediterraneo è destinato a sconparire mentre ci sarà un espanzione degli oceani Atlantico e Indiano che compenseranno la riduzione della massa oceanica del Pacifico. Wegener non seppe spiegare qual era il "motore" che spingeva i continenti a separarsi.

La tettonica a zolle

Dopo circa 10 anni l’ipotesi di Wegener fu elaborata e approvata con il nome di Tettonica a Zolle. Secondo quest’ipotesi la crosta terrestre è formata da tante zolle o placche simili ad un gigantesco puzzle o ad un guscio di Tartaruga.

Sono dette divergenti: le zolle si allontanano creando un Rift, cioè una spaccatura.

Ogni placca può essere formata da terre emerse e da fondali oceanici; esse hanno uno spessore di circa 40 Km e galleggiano sul mantello. Queste zolle sono dotate di movimenti che possono essere Convergenti e Divergenti. Convergenti: le zolle si spingono le une con le altre e si avvicinano fino a toccarsi;

 

E’ proprio dovuto al movimento di queste zolle, e alla formazione di queste spaccature, se siamo costretti a lottare con il TERREMOTO.

Durante il corso delle ere geologiche la crosta terrestre ha subito delle modifiche prodotte da cause interne o ENDOGENE e da cause esterne o ESOGENE.

I terremoti hanno origine da movimenti che si verificano all’interno della crosta terrestre e nella parte superiore del mantello. L’energia accumulata da questi spostamenti preme contro le masse rocciose, deformandole.

Se la pressione alla quale sono sottoposte le rocce non è più da queste contenibile, si ha liberazione d’energia sotto forma di fenomeni sismici.

I terremoti possono provocare delle spaccature della crosta terrestre, di solito lungo piani di fratture (FAGLIE).

Le scosse di terremoto (ondulatorie se si manifestano con vibrazioni orizzontali, sussultorie se con vibrazioni verticali, e vorticose o rotatorie se si sovrappongono fra di loro o giungono fortemente inclinate in superficie) s’irradicano dall’ipocentro e attraverso le onde sismiche si propagano per un’area tanto più vasta quanto più profondo è l’ipocentro, e con intensità tanto minore quanto maggiore e la distanza dall’epicentro.

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