GLI ANTICHI RIMEDI E IL LORO ABBANDONO


Todi si trova nella media valle del Tevere. La città è posizionata su una altura; sotto di essa sono presenti 5 chilometri di gallerie, oltre 500 pozzi e 30 cisterne di epoca pre-romana, romana e medioevale, utilizzati per il drenaggio delle acque e per la loro conservazione.

Nel 1262, alcuni documenti affermano che durante dei lavori di pavimentazione della piazza, si sia indagato sulla forma della grande cisterna posizionata sotto tale spazio. Essa da una ricognizione recente fatta da un gruppo speleologico cittadino è risultata essere formata da 12 ambienti voltati, di cui 9 percorribili, alti 8 metri, larghi otto metri e lunghi 30 metri, capaci di raccogliere 30.000 metri cubi di acqua.

La sua struttura fatta in opera cementizia poggia su un basamento di 2 metri di profondità impermeabilizzato con calce grassa e materiale fittile(il cosi detto coccio pesto, perché fatto con frammenti di argilla cotta).

Alla cisterna venivano indirizzate le acque provenienti dalle sorgenti che si trovavano sotto la Rocca e il grande Tempio di S. Fortunato, che sono i punti più alti della città. Una fitta rete di cunicoli di pozzi e di gallerie sovrapposte percorrono tutto il sottosuolo di Todi. Uno speleologo è venuto a mostrarci alcune foto fatte in queste intricate vie sotterranee dove per crolli, ostruzioni e accumulo di fango non tutte sono percorribili, per il loro abbandono nei primi anni del 1900, quando si costruì l’acquedotto.

Di questa ingegneria sotterranea famosi furono gli Etruschi, tanto da dare loro l’appellativo di Maestri di idraulica , molte di queste vie d’acqua si trovano in altre città umbre come Perugia e Orvieto. Questo sistema etrusco ampliato in epoche successive è formato da murature varie che vanno da blocchi perfettamente squadrati sovrapposti a secco e intercalati a volte con filari di mattoni. Le coperture si presentano in vario modo: piatte, cioè con sovrapposti blocchi monolitici, a cappuccine, con grandi lastre messe a spioventi o formanti volte in calcestruzzo (il calcestruzzo romano era una malta formata di pozzolana, sabbia e pietrisco) ove in alcune si legge ancora la tessitura delle centine (assi e tavole che formavano l’armatura che doveva contenere il getto).

 I cunicoli servivano a volte come vie per fuggire da un assalto nemico o per sferrare da parte di questo un attacco a sorpresa alla città, come raccontano le cronache dell’assalto di Senna attraverso le vie sotterranee della porta Liminaria.

Dai cunicoli l’acqua viene condotta ai pozzi delle case, se ne contano più di 500, alle cisterne e alle fontane pubbliche.

Alcune di queste sono: la fonte Cesia, la fonte Scarnabecco e la fontana della Rua.

 Il più spettacolare dei pozzi è quello che si trova al pianterreno di palazzo Cesi, alimentato da sorgenti purissime che filtrano tra i blocchi, è di epoca pre-romana, a forma conica e con un diametro di sei metri e una altezza di 20 metri è tra i più imponenti pozzi etruschi ritrovati in Italia.

Parallele alla "grande cisterna" sono state scoperte, nel 1994, quelle che vengono chiamate le "nuove cisterne" durante la strutturazione dell’attuale tabaccheria della piazza. E’ un insieme monumentale che apre nuovi studi su quella che era l’area forense dell’antica Todi.

Per ultimo è da annoverare l’itinerario sotterraneo a Sud-Est della città, che è il sistema drenante del Simoncino. L’ambiente qui, è simile a quello delle grotte carsiche, con stalattiti, essendo le acque che vi scorrono fortemente carbonatiche.

La ricerca della Todi sotterranea è iniziata 20 anni fa da parte di volontari speleologi, ma dovrà continuare per capire meglio la storia della nostra città e risistemare opere che gli antichi avevano così bene capito per la stabilità di questo colle.

         
Home page Sommario