La superficie terrestre, costituita dalle rocce, viene modificata in continuazione da fattori naturali e antropici.

Tra i fattori naturali che hanno maggiore influenza troviamo il clima che varia a secondo della quota e della latitudine: il gelo e il disgelo provocano spaccature, la pioggia trasporta i detriti, pioggia e vento provocano erosione.

MA COME SI E’ FORMATO IL TERRENO?

Per lunghissimi periodi di tempo le pioggie sferzarono le montagne facendo precipitare massi, pietre, ciottoli.

Le acque che scendevano dalle montagne si trasforma- vano in fiumi e scavavano vallate.

Secolo dopo secolo, le rocce si spezzavano in frammenti sempre più piccoli, poi in ciottoli e ghiaia che, a sua volta, si sminuzzò in minuscoli granelli.

Anche i venti, di inaudita violenza, concorrevano a trasformare il volto della terra spingendo contro le rocce grandi quantità di sabbia che, sfregando contro di esse, le limava.

Anche l’esposizione al sole ha una sua importanza perchè provoca dilatazione termica. L’inclinazione dei versanti fa sì che l’acqua porti via in proporzione materiale detritico dalla montagna alla pianura.

A seconda dell’apporto energetico del sole sono differenti l’escursione termica e l’umidità, pertanto viene condizionata la crescita della vegetazione che con le radici svolge un importante ruolo di trattenimento dei detriti. Animali e piante presenti producono materiale di decomposizione che va ad arricchire il suolo.

Tra i fattori antropici; primo fra tutti è il disboscamento che l’uomo pratica per coltivare. Spesso utilizza per i suoi scopi prodotti inquinanti che alterano le caratteristiche del suolo.

L’uomo interviene anche con opere ingegneristiche e la costruzione di strade, ponti,... modificando fortemente il terreno.

Nello studio dei suoli vengono presi in esame molti fattori, primo fra tutti la composizione dei vari strati che gli studiosi chiamano orizzonti. Nell’insieme gli orizzonti costituiscono il "profilo pedologico".

Il prevalere di alcuni fattori rispetto ad altri determina la formazione di vari tipi di suolo.

In generale, dall’alto verso il basso, si ha:

1A - HUMUS, PIETRE, MATERIALE GROSSOLANO.

Questo tipo di terreno si lascia facilmente lavorare: è soffice, aerato e trattiene poco l’acqua.
In questo tipo di terreno le radici penetrano con facilità e si sviluppano senza incontrare ostacoli.

2E - MATERIALE PIU’ SOTTILE (In ordine SABBIA, LIMO, ARGILLA dal più grossolano al più fine).

Un terreno così composto è molto compatto, si imbeve di acqua e la trattiene a lungo, è adatto alla coltivazione di frumento, mais, orzo, avena, piante con radici brevi e sottili, che penetrano poco profondamente nel terreno.

3B - MATERIALE RICCO DI MINERALE

4C - ROCCIA MOLTO DISGREGATA

5R - ROCCIA DURA NON ALTERATA

In natura, il suolo si dispone spesso a strati. Dall'osservazione e dalla registrazione di dati emersi da un esperimento eseguito a scuola (in un barattolo di vetro chiuso è stata messa un po' di terra con aggiunta di acqua ed è stato agitato con forza) si è rilevato che sul pelo dell'acqua galleggia l'humus, composto da resti di organismi vegetali e animali decomposti (è la PARTE ORGANICA del terreno).

Sotto si trova l'argilla, composta da particelle finissime di roccia; più in basso c'è il limo, che contiene le sostanze minerali utili per la crescita delle piante. Sotto il limo si è disposta la sabbia, fatta di particelle di roccia più grosse; in fondo ecco la ghiaia, formata da sassolini.

L'argilla, il limo, la sabbia e la ghiaia sono la PARTE INORGANICA del terreno, perché non sono viventi.

L'Umbria presenta numerosi tipi di suolo a seconda degli andamenti altimetrici, della morfologia, delle litologie affioranti (sabbia - humus - argilla ecc...... ).

Sono tutti riconducibili a 3 tipologie diverse chiamate:

- ENTISUOLI, suoli poco evoluti diffusi lungo tutti ì versanti collinari e montuosi.

- INCEPTISUOLI, suoli più evoluti diffusi nelle aree collinari lungo le basse pendici montane.

- ALFISUOLI, suoli evoluti particolarmente diffusi nelle aree pianeggianti stabili.

Più o meno riconducibili allo schema generale, fatta eccezione per suoli tipici di specifiche e ristrette aree, che si sono prodotti a seguito di particolari condizioni ambientali, sono i:

MISTOSUOLI dei piani di COLFIORITO E DEL PADULE DI COLFIORITO

VERTISUOLI che troviamo in piccole aree depresse della Valle Umbra

MOLLISUOLI tipici di alcune radure sommitali dei principali rilievi calcarei.

Dopo uno studio approfondito relativo alla localizzazione dei diversi tipi di Suoli Umbri, il territorio regionale è stato suddiviso in 9 aree caratterizzate da aspetti molto simili.

Troviamo rilievi montuosi calcarei; superfici collinari e montuose con presenza di vari tipi di argille; fondovalli e pianure con alluvioni recenti a forte componente calcarea; conche e pianure intramontane con depositi calcarei;

pianure con depositi alluvionali terrazzate; aree pianeggianti prossime al lago Trasimeno; superfici con rocce vulcaniche.

ERODIBILITA’ Il suolo è predisposto all’erodibilità e da essa dipende la perdita di suolo:

FATTORI CHE DETERMINANO LA PERDITA DI SUOLO

a) fattore di erosione delle piogge

b) erodibilità del suolo.

c) pendenza topografica del sito

d) fattore di copertura vegetale (che offre un grado protezione quando è presente).

e) fattore dipratiche conservative (pratiche agronomiche e ingegneristiche ad opera dell’uomo attuate allo scopo di limitare la perdita di suolo).

E’ IMPORTANTE CALCOLARE E PREVEDERE LA PERDITA DEL SUOLO ("Equazione universale per la perdita del suolo") IN RELAZIONE ALLA CAPACITA’ D’USO DEL SUOLO.

La capacità d’uso potenziale del suolo rappresenta il primo approccio nella valutazione del territorio dal punto di vista degli usi agricoli. Si basa sulla stima del potenziale del suolo: PER CAPACITA’ D’USO SI INTENDE LA SUA POTENZIALITA’ PER DETERMINARE UTILIZZAZIONI AGRICOLE IN RAPPORTO AL RISCHIO CHE DERIVA DALL’IMPIEGO DI VARIE TECNICHE AGRICOLE / PASTORALI.

In pratica più è alta l’erodibilità più aumenta il rischio di perdita di suolo, pertanto l’ambiente va conservato nel suo stato naturale quanto più esso è a rischio: Es.: nelle zone con bassa erodibilità si può praticare un’ampia scelta di colture; nelle zone montuose, più a rischio, non rimane che realizzare accurate pratiche conservative (RISERVE NATURALI).

E’ STATA ELABORATA UNA TABELLA DI CLASSIFICA- ZIONE DELLA CAPACITA’ D’USO DEI SUOLI IN CUI SI INDIVIDUANO 8 CLASSI DI CAPACITA’ - I MIGLIORI SONO COLLOCATI NELLA I CLASSE, I PEGGIORI NELLA VII -I RISCHI DI DEGRADAZIONE DEL SUOLO AUMENTANO PROGRESSIVAMENTE DALLA I ALLA VII.

Le maggiori capacità d’uso sono presentate dai suoli degli ambiti "aree pianeggianti". Intermedie le capacità delle "aree bassocollinari", modeste quelle delle "aree altocollinari".

Scarsa è la capacità d’uso dei suoli dei "rilievi montuosi" dove i fattori limitati sono ovviamente MORFOLOGIA E CLIMA.


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