QUADRO GENERALE DELLA GEOLOGIA DELL’UMBRIA


Qualche milione di anni fa, al posto della nostra Penisola, c’era un mare chiamato Tetide racchiuso in un grande bacino sul cui fondo venivano a depositarsi vari sedimenti come rocce frantumate e resti di animali e conchiglie. Con il passar del tempo per causa della forte pressione sovrastante dell’accumulo, questi sedimenti si compattarono formando vari strati di rocce.

Ai lati di questo bacino agivano due enormi blocchi che avanzando con direzione opposta est-ovest hanno compresso gli strati di rocce del bacino, questi inarcandosi sono fuoriusciti dall’acqua formando l’arco alpino e appenninico.

Il diverso orientamento di queste catene montuose è dovuto a una variazione della direzione della pressione di blocchi spingenti.

Ritornando al nostro Appennino, esso è caratterizzato da montagne che possono essere paragonate a delle creste di onde che stanno per frangersi, infatti le loro cime sono spostate verso est con versanti più ripidi su questo fronte. Questo indica che il blocco di destra esercita una spinta maggiore verso quello di sinistra che sta quasi fermo.

In corrispondenza dell’Umbria, ove c’è la massima curvatura di questo arco alpino, gli strati più profondi hanno subito una compressione maggiore, mentre quelli sovrastanti distendendosi si sono frantumati in blocchi.

La causa dei terremoti in Umbria è dovuta al movimento di assestamento di questi blocchi che frizionandosi tra loro liberano onde di energia che si manifestano attraverso scosse sismiche.

Ove i blocchi si distanziano tra di loro, e questo succede dal Lazio fino alla Sicilia, il materiale roccioso che è allo stato magmatico può fuoriuscire con formazione di molti vulcani che caratterizzano questa parte dell’Italia meridionale.

  IL BACINO TIBERINO

In uno di questi spazi, creatosi tra due blocchi distanziati di roccia, si è raccolta l’acqua di tutti i fiumi che scendevano dal Monte Peglia e dai monti Martani formando un grande lago, il lago Tiberino, sul cui fondo si depositano i soliti detriti molto sottili costituiti in massima parte da limi argillosi.

Questo bacino riempitosi con tanto materiale improvvisamente si rompe, poiché si crea una frattura o faglia che lo divide in due parti per via di quella famosa distensione. Queste parti subiscono un movimento a forbice, di innalzamento e abbassamento di ciascuna delle parti che costituiranno poi il colle di Todi. L’acqua del bacino comincerà a defluire lungo questa fenditura verso sud creando un fiume che con il tempo depositerà materiali via via più grossolani innalzando ancora di più il colle.

Conferma tutto questo il fatto che si siano trovati nella parte alta ciottoli arrotondati disposti a embrici, vale a dire come le tegole, l’uno appoggiato all’altro, per opporre resistenza al movimento della corrente del corso d’acqua.

Anche questo fiume con il tempo lascerà tale tracciato, mentre l’acqua che continuerà a defluire dal bacino tiberino trovandosi di fronte l’ostacolo del colle devierà verso sud-ovest dirigendosi a formare le gole del Forello e si identificherà nell’attuale percorso del Tevere.

I fiumi occidentali della Toscana e dell’Umbria hanno un andamento diverso da quelli marchigiani, infatti mentre questi scendono dai pendii quasi rettilinei, i primi, per via delle diverse depressioni scendono per la linea di massima pendenza con un movimento tortuoso a zeta.

I movimenti tettonici, tuttora in atto, possono essere rilevati studiando la variazione dei percorsi dei fiumi, in quanto l’acqua si dispone lì dove si creano passaggi più facili per riversarsi nel mare.

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