Acque superficiali

Nell'ambito dello studio dell'acqua, che quest'anno affrontiamo in scienze, insieme con altri interessanti argomenti, abbiamo approfondito anche lo studio delle acque superficiali che troviamo nella nostra regione.

La quasi totalità del territorio umbro è compreso all'interno del bacino idrografico o imbrifero del Tevere, fiume che nasce dal Monte Fumaiolo in Emilia Romagna ad una quota di 1300 m s.l.m..

Nel tratto umbro il Tevere scorre ad una quota inferiore e riceve le acque di numerosi affluenti: il Chiascio (foto1 - foto 3), il Nestore, il Paglia e il Nera.

Il bacino idrografico del Tevere è suddiviso in 4 porzioni:

  1. Tevere A: bacino a monte della confluenza col fiume Chiascio. In questo tratto il Tevere scorre in una valle inizialmente stretta e riceve affluenti importanti come il torrente Singerna.
  2. Tevere B: bacino a monte della confluenza del fiume Paglia; esso comprende i bacini del fiume Chiascio e del fiume Nestore. In questo tratto il bacino del Tevere ha una superficie di 6.000 Km2 e una quota di 463 m s.l.m.. Comprende un sistema idrografico e due bacini con superfici estese ben sviluppate che sono:
  1. Bacino del fiume Chiascio: affluente di sinistra (si estende per 1.960 Km2 fino al confine con le Marche); all'interno del bacino stesso si possono distinguere due porzioni diverse:
  1. Bacino del fiume Nestore che, pur essendo meno esteso del precedente, comprende anche il Lago Trasimeno con il quale è collegato attraverso l'emissario Trasimeno che mette in comunicazione dal punto di vista idraulico i due sistemi, fungendo da canale scolmatore quando il livello delle acque del lago supera una certa quota.
  1. Tevere C: A monte della confluenza del fiume Nera; comprende il bacino del fiume Paglia, che nasce dall’Amiata.
  2. A sud di tale confluenza il fiume Tevere fa da confine amministrativo tra l’Umbria e il Lazio; di conseguenza solo gli affluenti di sinistra scorrono in territorio umbro: il principale affluente del fiume Paglia in tale zona è il torrente Chianti.

  3. Tevere D: Comprende la confluenza del fiume Nera fino alla stazione del fosso di S. Francesco; questo tratto è considerato come la sezione di chiusura del tratto umbro del fiume Tevere.

Gran parte dei corsi d’acqua umbri sono caratterizzati da un regime torrentizio, con una forte dipendenza della portata dall’andamento pluviometrico.

Questa caratteristica è propria del corso d’acqua principale, il fiume Tevere, e della maggior parte dei suoi affluenti, ad eccezione del fiume Nera che presenta invece un regime tipicamente fluviale.

L’apporto degli affluenti ha un effetto regolarizzatore sul regime del fiume Tevere, evidente sia come incremento del deflusso che come attenuazione della variabilità stagionale della sua portata.

Questi effetti, che si osservano già dopo la confluenza del sistema Topino-Chiascio e dopo la confluenza col fiume Nera, conferiscono al Tevere un regime di tipo fluviale.

L’analisi delle caratteristiche qualitative dei corsi d’acqua è basilare per tutelare una risorsa: "un bene comune" il cui uso è sottoposto a limitazioni gravi per i danni causati dall’uomo (inquinamento industriale, agricolo, uso domestico non appropriato).

In Italia, a differenza degli altri paesi europei, nei quali è in vigore la Carta Europea dell’acqua, il concetto di inquinamento non è dato come riferimento ad una situazione di "normalità", quanto piuttosto in funzione della possibilità di impiego della risorsa.

Tale analisi si realizza solo attraverso:

  1. Leggi specifiche: la prima legge che tutela la rete idrica degli italiani risale al ’76 e nell’82 è stata emanata una legge per regolare l’acqua potabile attraverso trattamenti chimico-fisici più o meno drastici, cioè:
  1. trattamenti fisici semplici e disinfezioni;
  2. trattamenti sia fisici, chimici normali e disinfezione;
  3. trattamenti fisici, chimici drastici e disinfezione.

In seguito sono state emanate norme che regolano l’uso delle acque per la balneazione ed il consumo umano. Relativamente recente è la normativa riguardante la qualità delle acque dolci in relazione alla fauna ittica.

  1. Controllo delle caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche dell’acqua attraverso stazioni di monitoraggio, di cui 80 effettuano sull’acqua prove di natura fisico, chimica, biologica e microbiologica e 14 effettuano solo prove microbiologiche.

I controlli dei parametri di tipo chimico-fisico e microbiologico per ogni stazione avvengono quattro volte l’anno, due in regime di magra e due in regime di media portata. In base ai risultati ottenuti dall’analisi dei parametri si può stabilire se le acque possono essere destinate al consumo umano, se possono essere idonee alla balneazione e se sono idonee alla vita dei pesci.

Dall’analisi dei risultati delle indagini sulla qualità delle acque superficiali, effettuate in funzione del rispetto dei limiti normativi, si osserva che nei tratti sopra descritti c’è un inquinamento diffuso che non raggiunge però condizioni gravi se non nel bacino del fiume Nestore dove si osservano condizioni estreme di inquinamento.

Tale bacino si caratterizza per la presenza di ammoniaca e fosforo, come pure molto anomali sono i parametri microbiologici, tali da imporre un drastico trattamento chimico-fisico delle acque al fine di renderle utilizzabili.

Vanno invece sottolineate positivamente le migliori caratteristiche qualitative del bacino Nera-Velino che si distingue per la più bassa frequenza di salmonelle (solo 7%), anche se poi, la presenza di azoto ammoniacale e gli altri aspetti microbiologici, ne impediscono l’uso come acqua potabile.

Torna indietro