LE FRANE !! LE FRANE !! QUALI FRANE !?


Nel novembre del 1977 si tenne a Perugia una seduta del Consiglio Regionale molto importante per i Tuderti. Una seduta caratterizzata da aspri dibattiti e da una presenza numerosa e agguerrita di Tuderti nel settore riservato al pubblico, addirittura un consigliere comunale di Todi si era presentato con due striscioni che aveva appeso al muro davanti al banco della presidenza del Consiglio Regionale: "GIUSTIZIA PER TODI" e "COSI’ SI TUTELANO LE AUTONOMIE LOCALI ?".

Doveva essere approvato un ordine del giorno già votato al Senato. Malgrado le opposizioni e i timori di Orvieto per le possibili ripercussioni negative sulla legge già approvata, l’emendamento passò e si giunse alla Legge 25 maggio 1978, n° 230 con la quale furono realizzate le prime opere nelle zone dove la situazione appariva più drammatica.

Quasi dieci anni dopo, con la legge 29/12/1987, n° 545 si passò alla progettazione globale degli interventi che prevedeva anche il rifacimento completo delle reti fognarie e dell’acquedotto e la impermeabilizzazione delle superfici stradali della città . I lavori sono tuttora in corso

Tutte queste iniziative erano cominciate con una lettera del CNR indirizzata al sindaco di Todi in cui si denunciava il pericolo dei fenomeni franosi che si stavano

accentuando. A questa lettera si era poi aggiunta una dettagliata relazione dell’Ufficio Tecnico del Comune di Todi.

In realtà il problema è molto più antico e legato alla conformazione geologica del colle formato da una parte sommitale permeabile e da un basamento più o meno impermeabile. L’acqua quindi, fin da sempre, penetrando nelle parti superiori e infiltrandosi poi negli strati sottostanti innesca i movimenti di scivolamento verso il basso. Questo è un fenomeno naturale e , se l’uomo non avesse costruito una città sopra il colle , si tratterebbe solo di lasciarlo evolvere naturalmente. Di fatto l’uomo si è insediato sulla cima di questo colle o perché, secondo la leggenda glielo aveva indicato l’aquila, o più realisticamente per la sua posizione dominante sulla valle del Tevere e per la presenza di acqua facilmente captabile con pozzi e cunicoli.

Con il suo insediamento l’ uomo lo ha fin dall’inizio corretto e modificato. L’azione più rilevante è stata lo spianamento delle due cime del colle e il riempimento della sella interposta fra di esse per creare così una zona pianeggiante sulla sommità dove poi, in epoca romana, è stato realizzato il foro. Lo sviluppo della città e l’ampliamento in più fasi delle mura ha fatto sì che la parte superiore dei fossi, che facevano scorrere l’acqua piovana verso il Tevere a nord-ovest, il torrente Rio a nord-est e il torrente Naia a sud, fossero comprese all’interno della zona urbana e venissero colmate per formare aree più facilmente abitabili. Prima di fare questo, però, ci si era cautelati creando dei cunicoli per poter drenare le acque che si fossero infiltrate. Altri cunicoli furono realizzati per captare le vene di acqua presenti nel colle. Tutto ciò non ha impedito che si verificassero ugualmente pericoli di frane, ma certamente si era creata una situazione in cui il fenomeno era contenuto e ritardato.

Il versante più instabile è stato sempre quello a nord-ovest dove il pendio è più ripido e dove le frane e i crolli sono documentati dal 1300 ai giorno nostri. Ma è ai giorni nostri che il fenomeno si è accelerato ed esteso perché con il progresso è arrivato l’acquedotto. Ora è finito l’interesse ad avere pozzi e cisterne perché è molto più semplice usare l’acqua dell’acquedotto e quindi la massa d’acqua è aumentata ed è anche piena di sostanze estranee, in particolare detersivi. Il complesso dei cunicoli e dei pozzi drenanti il colle di Todi mantiene ancora oggi, anche se solo in parte, la sua funzionalità grazie ai continui lavori di restauro effettuati nelle varie epoche per l’importanza che questa rete ha sempre avuto per la stabilità del colle. Esaminiamo ora alcune delle opere idrauliche e degli interventi di consolidamento sul colle di Todi:

1241 – costruzione della fonte Scarnabecco e restauro e adattamento dei cunicoli preesistenti per l’approvvigionamento della nuova fonte.

1276 – nello Statuto comunale vengono stabilite norme per il deflusso delle acque superficiali e sotterranee. In particolare si prevede che le acque provenienti dai tetti dei palazzi della piazza debbano essere raccolte nelle cisterne romane poste sotto la piazza stessa.

1288/1290 – costruzione di un nuovo complesso idrico: una serie di cisterne collocate sul Campidoglio ( il colle della Rocca) e un acquedotto che porta l’acqua fino alla piazza ad una fonte pubblica, rimossa poi nel 1479.

1371 – in un editto del Capitano del Popolo si vieta di arare le pendici del colle di Todi; in un’altra disposizione si proibisce addirittura la coltivazione di orti a ridosso delle mura.

1582 – il papa Gregorio XIII fa riedificare a sue spese la Porta della Valle franata.

1628 – Il comune decreta che la Porta della Valle debba essere ricostruita in altro luogo perché ormai impraticabile.

XVI sec. – la rete dei cunicoli subisce alcune modificazioni, ad esempio quella per alimentare la fontana costruita dal vescovo Angelo Cesi, in via della Rua.

XVIII sec. – la cattiva manutenzione della rete sotterranea provoca numerosi danni. Con il crollo del muraglione della via Piana hanno inizio i lunghissimi lavori delle cosiddetta

" Fabbrica della Piana" che assorbirà per oltre un secolo cifre ingenti all’amministrazione pontificia.

1814 – il 2 luglio la comunità di Todi invia una supplica al papa Pio VII in cui si prospetta un quadro dettagliato della grave situazione e si chiedono finanziamenti. Il cantiere che verrà poi aperto in via della Piana interessa un arco di tempo che va dal 1814 al 1889.

1858 – la Delegazione Apostolica di Perugia costituisce una commissione con l’incarico di dirigere i lavori per arginare le frane nella zona della Valle Inferiore e del complesso delle Lucrezie. La commissione ha a disposizione 74000 scudi. I lavori continuano fino alla metà di settembre 1860 senza raggiungere risultati soddisfacenti.

Settembre 1860 – con la caduta dello Stato Pontificio, viene inviato a Todi in rappresentanza del Governo Piemontese un vice-commissario nella persona di Alessandro Righetti. Non ci sono fondi sufficienti per la continuazione dei lavori, ma il Righetti, resosi conto della situazione si dà da fare per la continuazione dei lavori.

1863 – nel Consiglio Comunale di Todi ci si lamenta ancora del pericolo "che correvano i lavori incominciati con tanto dispendio e con tanto utili risultati se non si intraprendeva la continuazione che fu lasciata sospesa per la mancata somministrazione dei sussidi". Si trattava dei lavori di consolidamento lungo il fosso delle Lucrezie .

1865 – il Consiglio Comunale invoca dal governo centrale gli aiuti necessari per evitare che "le opere splendide dei padri fossero sepolte nelle rovine." Poco o nulla si ottiene.

1940 – il movimento franoso riprende in tutta la sua gravità fino a trascinare (marzo 1941) nella distruzione le tre arcate e i due piloni di sostegno dei giardini pubblici.

1949 – si dà inizio alla costruzione del muraglione che successivamente dai giardini continuerà lungo la costa fin quasi alla curva detta delle " Cerquette ".

         
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